venerdì 9 giugno 2006

GARANTE PER I DETENUTI NELLE CARCERI

RIFONDAZIONE COMUNISTA PLAUDE ALL’ISTITUZIONE DEL GARANTE PER I DETENUTI NELLE CARCERI DELLA NOSTRA REGIONE. NEL 2005 IL TOTALE DEGLI INGRESSI TOCCA LA CIFRA DI 1218 UNITA’. ANCORA UNA VOLTA TANTA DEMAGOGIA DA PARTE DELLE DESTRE SU UN TEMA CHE RIGUARDA LA DIGNITà UMANA.

Ancora una volta siamo costretti a prendere atto della demagogia con la quale i rappresentanti delle destre affrontano temi delicati per la vita delle persone, come da ultimo è stato fatto per la “istituzione del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”.


Ad onor del vero non ci stupisce la coerenza di un progetto politico che a partire dalla destrutturazione dell’impianto costituzionale del nostro Paese, vedi la controriforma contro la quale siamo impegnati per l’affermazione dei NO al referendum, fino ad arrivare alle leggi approvate dal governo Berlusconi in tema di politica criminale, tutto fa meno che difendere le garanzie e i diritti che il nostro ordinamento predispone per la tutela della persona umana.

Lo stesso Consiglio europeo ci invita ad introdurre nuovi e più efficaci strumenti per il controllo delle condizioni carcerarie, ma evidentemente a qualcuno conviene fare orecchi da mercante e guardare con simpatia ad altre esperienze dove la tortura non solo non viene repulsa ma anzi viene difesa (Rumsfeld docet!).

In realtà il problema dei procedimenti davanti alla magistratura di sorveglianza, e la collocazione di questi all’interno di una cornice normativa che riaffermi con forza i principi del Giusto Processo, permea il dibattito dei giuristi nostrani da tempo, proprio perché poco aderenti al dettato costituzionale che prevede la limitazione della libertà personale solamente se tesa alla rieducazione del reo e quando fondata sul “contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”.

La questione del regime carcerario però sta diventando oggi una vera e propria emergenza sociale sia per l’esistenza di norme che il più delle volte assumono connotati di repressione di “classe” e non di prevenzione dei reati, sia per l’insufficienza delle strutture non adeguate al numero dei detenuti. Solo in Umbria la popolazione carceraria era pari a 1023 unità, di cui 57 donne e 966 uomini, mentre il totale degli ingressi è stato pari a 1218 unità di cui oltre il 50% composto da persone straniere. Se non fosse evidente il dramma di tante e tanti detenuti costretti a vivere in condizioni incivili, farebbe sorridere la provocazione sui costi dell’istituzione del garante, considerati i tagli operati dal governo Berlusconi per le forze dell’ordine impiegate nelle carceri ed alla luce anche del martellamento mediatico sulla sicurezza che siamo stati costretti a sorbirci per mesi.

Rifondazione Comunista invece plaude ad una scelta che non esitiamo a definire di civiltà, in grado di riportare sui binari della legittimità e del garantismo che ha caratterizzato la storia del nostro Paese, questioni troppo spesso affrontate con superficialità e per meri interessi di bottega da chi preferisce parlare allo stomaco dei cittadini e non alla testa.

Noi siamo invece fermamente convinti che la Regione dell’Umbria, in attesa di interventi legislativi adeguati, non possa disinteressarsi dei problemi nelle nostre carceri e l’istituzione del garante, con la duplice funzione di controllo, per le competenze proprie dell’amministrazione regionale, e di moral suation, per le competenze del Ministero della Giustizia, abbia imboccato un percorso virtuoso per la piena affermazione, senza se e senza ma, del pieno riconoscimento della dignità umana.

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