giovedì 11 maggio 2006

AUMENTA IL NUMERO DEI GIOVANI LAUREATI SENZA LAVORO...

L’ISTAT CONFERMA CHE IN ITALIA AUMENTA IL NUMERO DEI GIOVANI LAUREATI SENZA LAVORO E CRESCE DI CONSEGUENZA ANCHE LA NOSTRA EMIGRAZIONE INTELLETTUALE

Nuova conferma da parte dell’Istat sulle difficoltà che incontrano i giovani italiani, e fra essi soprattutto quelli in possesso di una diploma di laurea, ad ottenere un impiego.


La conferma ci è venuta dall’indagine campionaria promossa dall’istituto di statistica nel 2004, dal titolo “inserimento professionale dei laureati”, che ha preso in esame la situazione degli oltre 25.000 giovani che avevano terminato gli studi universitari nel 2001. Ebbene, a tre anni di distanza soltanto il 56,4% di loro aveva ottenuto un lavoro stabile e continuativo, una percentuale decisamente in calo rispetto al passato se si considera che appena tre anni prima la cifra era del 63,2%. Gli altri si arrangiano in maggioranza con lavoretti occasionali, quando addirittura (per il 14%) non risultano disoccupati del tutto.

Ne è passato del tempo da quando - era l’immediato dopoguerra - bastava conquistare il prestigioso pezzo di carta per assicurarsi un impiego ben retribuito: oggi sta per diventare preponderante il numero dei “dottori” costretti ad accontentarsi di impieghi stagionali o precari, dedicando anni e anni della loro esistenza alla ricerca di una sistemazione stabile.

La situazione è poi aggravata dalla distanza che passa, anche tra i più fortunati, ovvero fra quelli che un lavoro sicuro l’hanno comunque ottenuto, fra il valore del titolo di studio posseduto e la mansione svolta: al riguardo, uno su tre ha dichiarato che la laurea gli è servita ben poco e che comunque non corrisponde al tipo di lavoro che svolge, per cui anche la retribuzione guadagnata è tutt’altro che adeguata. E questo è vero soprattutto per le donne, che continuano a contribuire più degli uomini ad elevare il tasso della disoccupazione giovanile, e nelle regioni meridionali dove il fenomeno complessivo raggiunge il 30% (5 punti in più rispetto al 2001), che sale al 37,2% per le sole donne in un contesto sociale dove oltre tutto sembra prevalere ancora la prassi della raccomandazione che non premia certo i più meritevoli.
Questi dati spiegano più che a sufficienza come mai in questi anni sia cresciuto il numero dei giovani laureati italiani costretti alla emigrazione, ingrossando ancora il fenomeno della fuga verso l’estero dei “cervelli” che da troppo tempo affligge il nostro Paese.

A questo riguardo c’è da chiedersi che fine abbia fatto il piano tanto sbandierato dal governo Berlusconi per riportare in Italia la più gran parte di questi giovani e la risposta in merito è quanto mai sconsolante, essendo proprio di oggi la notizia che il piano in questione è stato messo definitivamente in soffitta per mancanza di fondi. E, visto lo stato comatoso della finanza pubblica ereditata lasciata in eredità dal governo delle destre, si renderà necessario un grande sforzo di volontà, oltre che di fantasia, per resuscitarlo.

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