venerdì 14 aprile 2006

INPS: EMERGE FORTE IN ITALIA E IN UMBRIA IL FENOMENO DELL’EVASIONE CONTRIBUTIVA. IMPEGNO DEL GOVERNO DELL’UNIONE PER COMBATTERLO RISANANDO LE CASSE DEGLI ENTI PREVIDENZIALI E DELLO STATO

Sta emergendo in tutta la sua vastità, in questi giorni, il fenomeno dell’evasione in Italia. Particolarmente grave la situazione appare nel settore previdenziale, relativamente al mancato versamento dei contributi all’Inps, come attestano i dati resi noti che ci parlano di un mancato introito accertato per l’istituto di previdenza pari a 519 milioni di euro sull’intero territorio nazionale.


A ciò corrisponde una massa per davvero consistente di lavoratori in nero, prestatori d’opera ai quali viene così negato anche il benché minimo diritto ad una pensione al termine di una lunga vita lavorativa. E va considerato che quanto è stato scoperto rappresenta solo la punta di un iceberg rispetto ad una realtà che è certamente assai più vasta.

Gli ispettori addetti al controllo parlano di centinaia e centinaia di imprese, in specie nei settori dell’artigianato e del commercio, completamente sconosciute all’Inps, anche se svolgono una regolare attività quotidiana. Ci dicono pure che irregolarità sono state scoperte mediamente in tre aziende su quattro visitate, riconducibili sia a personale non registrato che a retribuzioni fuori busta paga. Un’evasione che si allarga sovente perfino ai titolari delle medesime aziende che si “dimenticano” di versare persino i contributi che li riguardano direttamente, contribuendo a rendere assai precario l’equilibrio finanziario dell’Inps, pretesto al quale si appellano costantemente quanti hanno lavorato in questi anni, e lavorano ancora, per “riformare” in peggio (per i pensionati) il sistema previdenziale italiano.

Ed anche l’Umbria partecipa attivamente, pur nel suo piccolo, a questo balletto, essendo stata scoperta nella nostra regione un’evasione contributiva pari a 4,6 milioni di euro.
Ora, siccome è assai arduo ritenere che chi evade l’Inps, si premuri poi di dichiarare con il massimo scrupolo il reddito ottenuto dalla sua attività, è facile immaginare come da ciò discenda un’evasione fiscale con ogni probabilità ancora più clamorosamente elevata e che si traduce in un enorme buco per le casse pubbliche.

Alla luce di tutto ciò, l’impegno espresso dall’Unione, di recuperare al più presto quanta più evasione possibile, per ricondurre questo fenomeno almeno nei limiti patologici conosciuti dalle più avanzate democrazie, appare dunque fortemente realistico. E’ questa, del resto, la sola strada che il futuro governo di centro sinistra può percorrere per risanare le casse dello Stato, reperendo in tal modo le ingenti risorse che occorrono per rilanciare la nostra economia, sostenendo le imprese che si impegnano onestamente e coerentemente per competere sui mercati ed assicurare un lavoro certo ai nostri giovani, assieme ai redditi dei ceti che sono stati più colpiti in questi anni di costante incremento del costo della vita.

Mettere un solido argine ad un fenomeno pericoloso che ha trovato incoraggiamento nella politica dei condoni attuata da un premier che ne ha beneficiato in prima persona e che ha più volte espresso la sua comprensione per quanti si sarebbero rifugiati in tale prassi per sfuggire ad un fisco particolarmente opprimente, è anche la sola possibilità che abbiamo per ridurre equamente la pressione fiscale, secondo il principio che non ci stancheremo mai di enunciare che si può pagare meno purché a pagare siano tutti.

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