BERLUSCONI ALTERNA GLI INSULTI CON PROPOSTE POPULISTE...
BERLUSCONI ALTERNA GLI INSULTI CON PROPOSTE POPULISTE COME QUELLA SULLICI CHE PREMIEREBBE ANCORA UNA VOLTA SOPRATTUTTO I PIU RICCHI
Chissà perché, i fatti di questi giorni ci fanno tornare alla mente quel politico smaliziato di un tempo che sollecitava il continuo interessamento dei media nei suoi confronti e perciò faceva di tutto per comparire ogni giorno sulle prime pagine dei quotidiani: anche male, purché si parli di me, soleva ripetere.
Chissà perché, i fatti di questi giorni ci fanno tornare alla mente quel politico smaliziato di un tempo che sollecitava il continuo interessamento dei media nei suoi confronti e perciò faceva di tutto per comparire ogni giorno sulle prime pagine dei quotidiani: anche male, purché si parli di me, soleva ripetere.
A ricordarcelo è il presidente uscente del consiglio, Silvio Berlusconi, che alterna a questo scopo trovate il più delle volte furbesche e populiste, come quella sullabolizione dellIci per le prime case, ad epiteti insultanti rivolti ai suoi rivali politici, fino a chiamare coglioni i milioni di italiani che decideranno di non votare per lui.
Su questultimo aspetto non vale però la pena di soffermarsi più di tanto, lasciando ogni italiano libero di formarsi una propria opinione, se non per notare come dal famoso e formalmente rispettoso tormentone mi consenta, che caratterizzava lintercalare del Cavaliere allinizio della sua avventura politica, per presentarsi in maniera accattivante agli italiani che dovevano votarlo, il nostro premier sia rapidamente precipitato in un linguaggio da trivio che denota tutta la sua insicurezza di questi giorni e, soprattutto, il terrore che cresce in lui man mano che si concretizza la sua sconfitta elettorale.
A ciò dobbiamo, a mio parere, anche lannuncio ad effetto e buttato là al termine di un lungo confronto politico proprio per impedire ogni replica al suo avversario, riguardo allabolizione dellIci sulle prime abitazioni, con ciò riprendendo maldestramente una proposta che figura da tempo nel programma di Rifondazione Comunista e dal nostro partito ripresentata per ben tra Finanziarie di fila senza che il centro destra la prendesse in considerazione.
Una promessa non suffragata da alcuna seria certezza, tanto più che si è ben guardato da spiegare come coprirà il buco che questo determinerebbe nelle casse già raschiate fino al fondo di tutti i Comuni italiani; una promessa pronunciata a soli cinque giorni dal voto, secondo il metodo da lui stesso inaugurato nel 2001, nel famigerato salotto buono di Vespa, quando con la stessa enfasi ci assicurò che avrebbe eliminato lIrap, e sappiamo tutti come è andata a finire.
Nelle intenzioni del Cavaliere questo improbabile impegno dovrebbe costituire la risposta del centro destra alla proposta dellUnione di ridurre di cinque punti il cuneo contributivo che grava sul costo del lavoro, solo che, anche a prenderlo per buono, non produrrebbe comunque gli stessi effetti, né dal punto di vista del rilancio della nostra economia, né da quello, per noi essenziale, dellavvio di una fase di ridistribuzione del reddito in favore delle categorie sociali che sono state più colpite dal carovita di questi anni. Questo perché le nostre aziende non ne trarrebbero alcun beneficio in termini di maggiore competitività sui mercati internazionali, e neppure dal punto di vista di una maggiore occupazione, così come nessun beneficio andrebbe direttamente ai lavoratori dipendenti che nulla si vedrebbero aggiungere nelle loro buste paga.
In secondo luogo è vero che Rifondazione Comunista ha ugualmente indicato la necessità di abolire lIci sulle prime case, ma prevedendo comunque il versamento intero dellimposta ai Comuni e la sua detrazione nella successiva dichiarazione dei renditi. Riservando in ogni caso questa possibilità solo alle abitazioni non di lusso, quelle che la maggior parte degli italiani hanno acquistato a costo di enormi sacrifici, per intenderci gli 80 o 100 metri quadri in periferia e non certo gli attici favolosi dei centri storici e neanche le ville principesche al mare (Sardegna compresa) o sparse sui colli attorno alle città, e questo perché a fronte delle poche centinaia di euro che risparmierebbero ogni anno i proprietari delle prime si contrapporrebbe la vergognosa elargizione di migliaia e migliaia di euro in favore dei proprietari delle seconde per cui, come saggezza popolare ci avverte, continuerebbe a piovere sul bagnato.
Su questultimo aspetto non vale però la pena di soffermarsi più di tanto, lasciando ogni italiano libero di formarsi una propria opinione, se non per notare come dal famoso e formalmente rispettoso tormentone mi consenta, che caratterizzava lintercalare del Cavaliere allinizio della sua avventura politica, per presentarsi in maniera accattivante agli italiani che dovevano votarlo, il nostro premier sia rapidamente precipitato in un linguaggio da trivio che denota tutta la sua insicurezza di questi giorni e, soprattutto, il terrore che cresce in lui man mano che si concretizza la sua sconfitta elettorale.
A ciò dobbiamo, a mio parere, anche lannuncio ad effetto e buttato là al termine di un lungo confronto politico proprio per impedire ogni replica al suo avversario, riguardo allabolizione dellIci sulle prime abitazioni, con ciò riprendendo maldestramente una proposta che figura da tempo nel programma di Rifondazione Comunista e dal nostro partito ripresentata per ben tra Finanziarie di fila senza che il centro destra la prendesse in considerazione.
Una promessa non suffragata da alcuna seria certezza, tanto più che si è ben guardato da spiegare come coprirà il buco che questo determinerebbe nelle casse già raschiate fino al fondo di tutti i Comuni italiani; una promessa pronunciata a soli cinque giorni dal voto, secondo il metodo da lui stesso inaugurato nel 2001, nel famigerato salotto buono di Vespa, quando con la stessa enfasi ci assicurò che avrebbe eliminato lIrap, e sappiamo tutti come è andata a finire.
Nelle intenzioni del Cavaliere questo improbabile impegno dovrebbe costituire la risposta del centro destra alla proposta dellUnione di ridurre di cinque punti il cuneo contributivo che grava sul costo del lavoro, solo che, anche a prenderlo per buono, non produrrebbe comunque gli stessi effetti, né dal punto di vista del rilancio della nostra economia, né da quello, per noi essenziale, dellavvio di una fase di ridistribuzione del reddito in favore delle categorie sociali che sono state più colpite dal carovita di questi anni. Questo perché le nostre aziende non ne trarrebbero alcun beneficio in termini di maggiore competitività sui mercati internazionali, e neppure dal punto di vista di una maggiore occupazione, così come nessun beneficio andrebbe direttamente ai lavoratori dipendenti che nulla si vedrebbero aggiungere nelle loro buste paga.
In secondo luogo è vero che Rifondazione Comunista ha ugualmente indicato la necessità di abolire lIci sulle prime case, ma prevedendo comunque il versamento intero dellimposta ai Comuni e la sua detrazione nella successiva dichiarazione dei renditi. Riservando in ogni caso questa possibilità solo alle abitazioni non di lusso, quelle che la maggior parte degli italiani hanno acquistato a costo di enormi sacrifici, per intenderci gli 80 o 100 metri quadri in periferia e non certo gli attici favolosi dei centri storici e neanche le ville principesche al mare (Sardegna compresa) o sparse sui colli attorno alle città, e questo perché a fronte delle poche centinaia di euro che risparmierebbero ogni anno i proprietari delle prime si contrapporrebbe la vergognosa elargizione di migliaia e migliaia di euro in favore dei proprietari delle seconde per cui, come saggezza popolare ci avverte, continuerebbe a piovere sul bagnato.
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