mercoledì 8 febbraio 2006

Rifondazione


NEL PROGRAMMA DELL’UNIONE LA LOTTA ALLA PRECARIETA’ ED UN IMPEGNO PER LA REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN FAVORE DELLE CATEGORIE PIU’ DEBOLI

La lotta alla precarietà deve diventare il carattere dominante del programma sul lavoro dell’Unione: questo impegno fa parte del programma che si è va delineando nell’Unione di centro sinistra riguardo al superamento della legge 30 e delle tipologie contrattuali che vi sono previste, come pure del decreto 368 che ha permesso alle imprese di generalizzare i contratti a termine senza dover sottostare ad alcun obbligo di motivazione per giustificarne l’esigenza.

Il governo di centro sinistra, che ci auguriamo ponga presto fine ai cinque disastrosi anni dell’esperienza berlusconiana, dovrà impegnarsi nella costruzione di una nuova normativa che faccia sì che il lavoro a tempo indeterminato torni ad essere la regola e non l’eccezione, e che, soprattutto, il termine “flessibilità” spesso a sproposito invocato dai nostri imprenditori, la finisca di essere un espediente per incrementare la “precarietà” del lavoro. Questo per assicurare un futuro certo ai tanti giovani che debbono oggi sottostare al ricatto di imprenditori che non assumono alcun impegno nei loro confronti e che, oltre ad essere avviliti da retribuzioni di fame rischiano di ritrovarsi al termine del loro ciclo lavorativo senza aver maturato il diritto ad una pensione degna di tale nome. Giovani ai quali è negato anche il diritto di farsi una famiglia, di acquistare una casa o, più semplicemente, di godere di un periodo annuale di ferie retribuite.

Il lavoro a termine dovrà essere perciò limitato a pochi casi e ben determinati, tali da costituire delle eccezioni e comunque superabili in un arco di tempo assai ristretto. I datori di lavoro dovranno comunque ben spiegarne le necessità ed in ogni caso questi contratti non potranno essere reiterati all’infinito in capo agli stessi lavoratori. Va da se che non dovrà essere neppure consentito il licenziamento del lavoratore interessato, così da poter trasferire su altra persona quello stesso contratto.

Rifondazione Comunista ritiene che sia anche necessario stabilire un tetto percentuale di contratti a termine all’interno di un’azienda rispetto al numero totale dei dipendenti che vi operano a tempo indeterminato: una soglia che indichiamo in una misura largamente al di sotto del 50% e che in ogni caso i lavoratori che saranno sottoposti a tale regime dovranno percepire, a parità di mansioni svolte, retribuzioni del tutto equivalenti a quelle godute dai loro colleghi regolarmente contrattualizzati, oltre che godere delle medesime libertà sindacali (diritto di sciopero, assemblee, ecc.) e dello stesso trattamento in materia previdenziale e di diritto al riposo retribuito.

C’è poi, per tutti i lavoratori e i pensionati, la questione dell’incremento del loro reddito, considerato che nel momento attuale si registra per loro una generalizzata difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Come conciliare ciò con la necessità di non appesantire ancor di più le nostre imprese che già oggi incontrano immense difficoltà a competere sui mercati internazionali, lo ha efficacemente spiegato proprio ieri sera Romano Prodi, nel corso della sua partecipazione “A porta a porta”. Il nostro candidato a premier ha indicato, fra gli impegni da soddisfare nei primo 100 giorni di governo, quello della riduzione almeno di cinque punti del cosiddetto “cuneo fiscale”, ovvero del prelievo che lo Stato effettua sulle retribuzioni dei lavoratori italiani al quale dobbiamo la scandalosa divaricazione che è sotto gli occhi di tutti fra “retribuzione lorda”, che corrisponde a quanto pagano le imprese, e “retribuzione netta” che è invece quanto entra effettivamente nelle tasche di chi la percepisce. Una analoga misura dovrà essere prevista anche in favore dei pensionati, in specie per quelli ai livelli più bassi.

Per lavoratori e pensionati si pone insomma la necessità di recuperare il potere d’acquisto perduto, ponendo finalmente fine allo scandalo denunciato proprio ieri dall’Irres-Cgil, che ha documentato come nel quinquennio che si va ad esaurire il prelievo fiscale a loro danno sia cresciuto del 14%, mentre nello stesso periodo si sono ridotti i prelievi a carico delle categorie più abbienti e delle reddite speculative.

Per Rifondazione Comunista in particolare la redistribuzione del reddito, a favore anche di chi un lavoro o una pensione neppure ce l’ha (interventi a sostegno delle persone e delle famiglie disagiate), da realizzarsi osservando il principio del “pagare meno (le tasse) ma pagare tutti”, non può essere messa in secondo piano neppure davanti alla necessità, pure reale, del rigore che ci è imposto dallo stato disastroso della finanza pubblica che ci lascia in eredità il governo di centro destra, ed è per questo che prende atto con grande soddisfazione come su questa esigenza, chiaramente indicata nel programma di Bertinotti per le primarie, si sia infine registrata la convergenza dell’intera Unione di centro sinistra.

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