giovedì 5 agosto 2010

Il governo vara il nuovo codice della strada, ma mantiene i tagli alla viabilità per regioni e enti locali. Le modifiche al codice sono insufficienti e inadeguate per la sicurezza sulle strade

Le recenti modifiche apportate dal Parlamento al Codice della strada rappresentano per certi aspetti un contributo importante per raggiungere l’obiettivo di ridurre del 50% la mortalità sulle strade, così come aveva previsto il libro bianco dell’Unione europea nel 2001 per il 2010. Ma per altri versi sono solo un intervento parziale e non sufficiente a garantire la sicurezza sulle nostre strade.

Certo ci sono alcuni punti positivi, come la stretta sulle minicar (sanzioni per chi commercializza veicoli che superano i 145 km/h, per i meccanici che le truccano, cinture obbligatorie, divieto di uso per chi ha la patente ritirata) e il divieto assoluto di alcol e stupefacenti per i neopatentati e gli autisti professionali, sottoposti a controlli severi.

Il problema è che la sicurezza stradale non si realizza esclusivamente con la minaccia di una sanzione pesante finalizzata a far desistere i potenziali trasgressori dal violare il codice della strada, perché un ruolo altrettanto importante lo giocano la prevenzione, il potenziamento dei controlli, la formazione degli utenti e la realizzazione di una cultura diffusa della sicurezza e, soprattutto, interventi strutturali, come il miglioramento delle infrastrutture stradali e della segnaletica, la pavimentazione delle superfici stradali, l’installazione di nuove barriere di contenimento sulle strade.

Sono queste le misure che consentono con maggiore forza di incidere sulla prevenzione e la riduzione delle cause più frequenti di incidentalità stradale. E su questo punto la politica del governo è totalmente deficitaria. Non si mettono a disposizione risorse per l’ammodernamento e la manutenzione della rete stradale, per il miglioramento degli strumenti e per l’incremento delle dotazioni del personale dedito ai controlli, per il potenziamento del servizio di infomobilità e per l’aumento dei dispositivi sulle strade di gestione informata della mobilità, nonché per l’educazione alla sicurezza stradale.

In più, con la manovra finanziaria il governo azzera per il triennio 2011-2013 i trasferimenti ex Bassanini per le funzioni conferite alle Regioni in materia di viabilità. Per l’Umbria ciò significa 27 milioni e mezzo di euro in meno ogni anno, per un totale di 82,5 milioni di euro. Senza contare gli ulteriori pesanti tagli che la manovra apporta ai trasferimenti direttamente assegnati alle Province per la manutenzione ordinaria e il rifacimento del manto stradale sulla rete viaria dell’Umbria, praticamente viene messo in crisi la capacità di intervento delle istituzioni regionali per garantire l’effettiva sicurezza del nostro sistema stradale.

Per dare un’idea dell’entità del problema, basta scorrere i dati recentemente resi noti dall’Osservatorio regionale sui contratti pubblici: nel 2009 il maggior numero di interventi e il maggior valore di investimento dei 908 lavori appaltati riguarda il settore delle infrastrutture, in particolare la viabilità (13% del totale dell’investimento complessivo). Si tratta ti oggettive difficoltà, a fronte delle quali la Regione si adopererà per garantire comunque ai cittadini tutti gli interventi di manutenzione ordinaria delle strade, di pavimentazione, e di messa in sicurezza per raggiungere ulteriori standard e livelli di sicurezza stradale.

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