Anche Vespasiano nella “macelleria culturale” della manovra del governo
Nel nostro paese in tema di manutenzione dei beni culturali ed artistici può succedere di tutto. L’ultimo clamoroso fatto è stato crollo di parti del Colosseo di qualche settimana fa.
E’ inutile ribadire che il Colosseo rappresenta uno dei monumenti più famosi al mondo, simbolo della grandiosità e della architettura insuperabile della Roma antica, visitato ogni anno da milioni di turisti e volano di un indotto milionario, ma l’incuria e la cialtroneria di cui le classi dirigenti di questo paese possono vantare un primato mondiale insuperabile, permettono il degrado costante dell’Anfiteatro Flavio anche attraverso il non impiego delle risorse, seppur insufficienti per la sua manutenzione.
A tutto questo va aggiunto che nella manovra finanziaria varata dal governo, “taglia tutto”, sia caduta nella furia di Tremonti anche la cultura e gli enti culturali a cui le poche risorse assegnate avevano garantito una sopravvivenza seppur molto al di sotto delle necessità minime.
Tra le risorse tagliate agli enti culturali è incappato anche il “Comitato nazionale per le celebrazioni del bimillennio della nascita di Vespasiano”. Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano dal 69al 79, era nato a Rieti, nella Sabina, il 9 d.c.. Con Vespasiano ebbe inizio la dinastia imperiale dei Flavi. Le radici della dinastia dei Flavi affondano in Umbria.
Infatti Vespasia Polla, madre dell’imperatore, era originaria di Norcia.
Vespasia Polla proveniva da una famiglia agreste di Norcia ed era sorella di un senatore. Svetonio afferma che il padre “Vespaio Pollione fu prefetto dell’accampamento e tre volte tribuno militare(……) Ancora si trovava a sei miglia da Norcia lungo la strada per Spoleto, una località sulla collina chiamata Vespasia, dove si trovano monumenti dei Vespasi ed edifici da loro eretti che sono testimonianza dell’antichità e della grandezza di questa famiglia”.
A Spoleto, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, sotto il municipio fu scoperta una magnifica casa romana attribuita a Vespasia Polla.
Questo monumento splendido, che ci parla delle antiche radici della nostra terra, andrebbe ulteriormente valorizzato da parte delle istituzioni a partire dalla Regione.
L’occasione del bimillenario di Vespasiano è stata, certamente, una opportunità totalmente persa dall’Umbria.
Ma chi era Vespasiano? Un valente e rude generale della Sabina, che nonostante fosse caduto in disgrazia con Nerone, per le sue eccellenti qualità fu ripescato da una sorta di esilio in Grecia e inviato in Giudea a ristabilire le sorti della cosiddetta prima guerra giudaica, compromessa da recenti sconfitte romane. Alla morte di Nerone, si succedettero ben tre imperatori in lotta fra di loro: Galba, Otone e Vitellio.
Vespasiano fu anch’esso proclamato imperatore dalle legioni d’oriente e da quelle danubiane.
I due figli Tito e Domiziano, nel frattempo erano impegnati l’uno nel concludere, vittoriosamente, la guerra giudaica e l’altro a trattare con il Senato il riconoscimento del padre a imperatore.
Nel 70,sconfitto e ucciso Vitellio, Vespasiano arrivò in Italia dall’Egitto dove si era spostato da vari mesi. I suoi generali intanto avevano domato la rivolta di Giulio Civile nella Gallia.
Vespasiano iniziò l’opera di riordino politico amministrativo dell’impero rassicurando i settori tradizionalisti conto le innovazioni (degenerazioni?) neroniane, e al tempo stesso consolidava le strutture del principato. Infatti va ricordata la promulgazione della legge “de imperio Vespasiani”, contenente le definizioni dei poteri del principe. Un atto eccezionale politicamente che definiva i limiti dell’iniziativa imperiale mediante il richiamo a precedenti costituzionali meglio accetti al Senato. Le connotazioni fondamentali del suo regno furono la frugalità, il rifiuto dello sfarzo e degli sprechi che lo avvicinavano ad uno stile di vita rurale dal quale proveniva. Riuscì a sanare le finanze mediante il riassetto del sistema fiscale e il nuovo gettito gli consentì un grande piano di opere pubbliche ed un vasto programma edilizio.
A Vespasiano va il merito d’aver ideato ed avviato la costruzione dell’Anfiteatro Flavio (o Colosseo) nel 70.
Costituiva il più grande edificio destinato agli spettacoli gladiatori(188m X 156m e per una altezza di 50 metri). La sua capienza era di circa 60.000 persone e per la costruzione furono impiegati più di 100.000 metri cubi di travertino. Il Colosseo più volte restaurato fu in uso fino al VI secolo.
Altrettanta attenzione pose nell’amministrare province e città, incrementando le concessioni della cittadinanza romana ed estendendo il rafforzamento della romanizzazione. In campo militare si limitò ad evitare il concentramento delle legioni ed alla difesa dei confini dell’impero. Morì improvvisamente dopo aver risolto il problema della successione a favore del figlio Tito (perciò, nipote della nursina Vespasia Polla).
La curiosità è che Vespasiano è considerato l’inventore degli orinatoi pubblici a cui applicò una tassa. Il Prof. Luigi Caporossi Colognesi, però ci da una spiegazione un po’ meno folcloristica:
“……A Roma, infatti, all’poca , nelle strade già si urinava in grossi cocci di terracotta, i quali erano gestiti dai conciatori, che avevano bisogno dell’acido urico. Vespasiano, per rimpinguare le casse dell’impero, si limitò a far pagare tutti coloro che volevano urinare ……..”.
Il bimillennio della nascita di Vespasiano è celebrato in Umbria con una mostra, in corso, a Norcia, ma in sostanza ignorata dai mass-media e non valorizzata dalle istituzioni.
C’è da temere che il ministro Bondi sia convinto che le future generazioni si istruiranno con l’iPad e non spolverando antichi reperti delle civiltà antiche. Sicuramente teme un paese colto, costituito da individui consapevoli e formati alla critica. Va ribadito che non è un’umiliazione per la cultura ricevere contributi e sostegni pubblici perché il suo centro di gravità non è e non può essere esclusivamente la legge del mercato, ma piuttosto la ricerca, la libertà degli studi, una consapevolezza critica, la passione intellettuale.
Inoltre i tagli ala cultura vanno ad incidere su un settore i cui livelli di occupazione subiscono un depauperamento costante da anni e dove il lavoro precario ormai si è fatto norma.
C’è solo da chiedersi: se paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna o gli USA, avessero avuto la possibilità di celebrare la nascita di Vespasiano, avrebbero creato un evento mondiale investendovi milioni di euro o dollari? Domanda superflua, ovviamente!
Ma cosa vogliamo pretendere da un Governo e da un ministro alla cultura che permettono che il Colosseo cada a pezzi e tagliano sulle politiche culturali? I nostri pozzi petroliferi!
Non siamo di fronte ad una manovra economica, ma oltre ad una “macelleria sociale” ad una vera e propria “macelleria culturale”. Basta mettere in fila la sorte che subiscono i finanziamenti a: editoria, scuola, ricerca, università, cultura , per capire che è una manovra che mette in silenzio le coscienze.
L’Italia spende per la cultura solo lo 0,3 % del Pil a fronte del 52% del patrimonio artistico mondiale. Auguri.
Stefano Vinti

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