mercoledì 2 maggio 2007

IN ITALIA E NEL MONDO I PROFITTI SI SONO MANGIATI I SALARI

IN ITALIA E NEL MONDO I PROFITTI SI SONO MANGIATI I SALARI: IN 25 ANNI LE RETRIBUZIONI HANNO PERSO 10 PUNTI NELLA RIDISTRIBUZIONE DEL PIL. MALGRADO CIO’ MONTEZEMOLO RECLAMA IL “TESORETTO” PER GLI INDUSTRIALI.

Non è che d’un tratto anche i signori del Fondo mondiale internazionale si sono messi a fare i sovversivi? Il dubbio ci viene leggendo i dati del suo ultimo World Economic Outlook, secondo i quali negli ultimi 25 anni in Europa i salari sono stati surclassati dai profitti. Una perdita secca, per i primi, di quasi 10 punti nella ripartizione dei pil nazionali del vecchio continente a tutto vantaggio di lor signori. Per capirci meglio, del totale dei Pil nazionali, 25 anni or sono il 73,09% veniva mediamente speso per retribuire il lavoro (autonomi inclusi), nel 2005 questa quota era scesa al 63,02%.

Una tendenza che in verità ha interessato tutti i cosiddetti Paesi avanzati del mondo, nessuno escluso, ma che in Europa è risultata più accentuata. Malgrado ciò ci dicono che le retribuzioni medie si sono incrementate.

Un dato che sembrerebbe apparentemente contraddittorio con il primo, ma che si spiega benissimo con il fatto che anche i supermanager fanno tecnicamente parte della più generale categoria dei lavoratori dipendenti, ricevendo anch’essi un assegno mensile: solo che nel frattempo si sono enormemente dilatate le distanze retributive fra loro e gli altri lavoratori, tanto che oggi in Italia la “paga” di un top manager e 160 volte più alta di quelle di un operaio e secondo le inesorabili leggi della globalizzazione liberalcapitalistica si marcia a tappe forzate verso il rapporto 411 a 1 vigente negli Usa.

Va poi considerato il ruolo giocato in questo calderone anche da alcune categorie del lavoro autonomo che non possono certo lamentarsi per la loro condizione economica. Quello che resta per gli operai e gli altri dipendenti è perciò ben poca cosa, tanto che, secondo un’altra istituzione, ugualmente aliena da simpatie sovversive, come la Morgan Stanley, la quota andata ai soli salari è scesa nei Paesi avanzati dal 56% al 53,7% del Pil, fra il 2001 e il 2006.

Ciò vuol dire che i profitti si sono mangiati una parte considerevole della ricchezza che un tempo andava alle retribuzioni e che sono anche cresciute le ineguaglianze di reddito all’interno dello stesso mondo del lavoro.

Pur non potendo riportare su scala nazionale i dati comunicatici dal Fondo mondiale internazionale e da Morgan Stanley, a causa della particolare metodologia che ha ispirato le loro ricerche, per quanto ci riguarda non possiamo non ricordare come, secondo una recentissima ricerca della Commissione Affari sociali della Camera, negli ultimi 30 anni si sia fortemente accresciuto nel nostro Paese il gap tra ricchi e poveri, tanto che ormai un minore su tre rischia l’indigenza, e che i nostri lavoratori sono quelli che (questa volta il dato ci proviene dalla Ue) che hanno in Europa le retribuzioni più basse.

Ora, di fronte al proposito del governo dell’Unione di iniziare una doverosa opera di ridistribuzione delle ricchezza nazionale, destinando ai lavoratori ed ai pensionati a più basso reddito il “tesoretto” accumulato con le maggiori entrate fiscali, abbiamo un presidente di Confindustria (e della Fiat), Luca Corsero di Mintezemolo, che ha sfacciatamente rivendicato per sè e per i suoi affiliati anche questa “miseria”.

E’ lo stesso Montezemolo che pure aveva ipocritamente espresso tutta la sua umana comprensione verso i lavoratori di Mirafiori che avevano fischiato i segretari di Cgil, Cisl e Uil perché esasperati dalle loro precarie condizioni di vita. Quasi che lui non c’entrasse niente!

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