venerdì 20 ottobre 2006

CURIOSA E SQUISITAMENTE POLITICA L’ARGOMENTAZIONE DELLA FITCH (QUELLA DELLA PARMALAT) CHE HA DECLASSATO L’ITALIA. PATETICHE QUELLE DEL CENTRO DESTRA

Davvero curiosa la motivazione fornita da Fitch, una delle due agenzie internazionali di rating che hanno ribassato ieri la loro pagella sull’Italia: l’inadeguatezza della risposta data dal nuovo governo, con la sua Finanziaria, ai nostri problemi economici e di bilancio.

Curiosa, perché non condivisa neppure dall’altra agenzia che pure si è mostrata ugualmente severa, la Standard & Pour, che ha invece dato atto a questo governo di aver comunque fatto uno sforzo enorme per risanare i conti, pur esprimendo dubbi sulla capacità di reperire le risorse necessari con la lotta all’evasione. Coma si vede, due visioni assai distanti fra loro, che sono indice, quanto meno, di una qualche confusione, tanto più che una terza agenzia, la Moody’s, quella che fra tutte viene unanimemente considerata la più attendibile, il suo giudizio sull’Italia non l’ha modificato per nulla, confermando in tutto e per tutto la precedente tabella di affidabilità che ci aveva assegnato.

Ora, a parte il fatto che la Fitch in particolare non ha brillato in passato per l’esattezza delle sue previsioni (clamoroso il caso della Parmalat che indicò “affidabilissima” fino al giorno precedente al suo crac, ma anche riguardo ai suoi giudizi di solidità su alcune delle cosiddette “tigri asiatiche”, poi rivelatesi fortemente insolvibili, avremmo molto da dire), nutriamo forte il sospetto che su queste poco incoraggianti valutazioni abbiano influito più ragioni di carattere politico che economico, nel senso che potrebbero essere state ispirate da ambienti nazionali ed internazionali interessati a modificare nel profondo il senso e la portata della Finanziaria in questione.

Non a caso, tutte tre indistintamente le agenzie si sono affrettate a dettare al governo la solita ricetta di sempre: tagliare, tagliare, tagliare. E ciò vuol dire mettere pesantemente le mani sulle pensioni e sul nostro sistema di welfare, proprio come chiede insistentemente da tempo Confindustria, con un occhio assai interessato a certe manovre palesemente volte a mettere rapidamente fine all’attuale esperienza di governo, per dare spazio ad una compagine trasversale meno attenta all’esigenza rappresentata dalle componenti di sinistra di ridistribuire il reddito nazionale a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione italiana.

Ma, se la motivazione della Fitch l’abbiamo giudicata curiosa, quelle addotte dal cavalier Berlusconi e dai suoi alleati di destra, per chiedere a Prodi ed ai suoi ministri di sgomberare il campo, non possiamo che definirle patetiche, perché, se per davvero la Finanziaria in discussione fosse inadeguata rispetto alla necessità di risanare urgentemente i nostri conti pubblici, resterebbe comunque il fatto che qualcuno nel quinquennio passato questi benedetti conti li ha dissestati di brutto e questi non può essere altri che l’ex ministro Tremonti, con la sua finanza “creativa”, non certo Prodi che governa appena da quattro mesi.

Dunque, anche inquadrando le cose dal punto di vista delle tre agenzie di rating di cui sopra, non si alleggerisce di un grammo la responsabilità delle destre per aver portato il Paese nella difficile situazione in cui si trova.

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