UN FISCO PIU ATTENTO ED UN PATTO SULLE TASSE PERCHE LE MAGGIORI ENTRATE SI TRADUCANO IN ALIQUOTE PIU BASSE PER I MENO ABBIENTI
In maniera assolutamente strumentale i partiti del centro destra hanno definito con il termine grande fratello la riorganizzazione dellanagrafe tributaria annunciata dal Vice Ministro dellEconomia, Vincenzo Visco.
E il tentativo di descrivere come una persecuzione ai danni dei cittadini quella che in effetti è soltanto una semplice razionalizzazione di dati che già sono in possesso della pubblica amministrazione e che il più delle volte non vengono messi in correlazione fra loro. Il fine di tutto ciò è unicamente quello di stanare i disonesti, ovvero quanti sfuggono al fisco, spesso del tutto, pur disponendo di rendite ingentissime.
La cosa alla fine dovrebbe funzionare più o meno così: digitando un nome dovrebbero comparire sotto gli occhi degli addetti ai controlli le entrate che questo soggetto ed i suoi familiari hanno denunciato, assieme alle proprietà immobiliari possedute, alle auto ed altri oggetti di valore di cui dispongono. Qualora la discrepanza fra entrate e proprietà si rivelasse esorbitante scatterebbero accertamenti più approfonditi, nel senso che gli interessati dovrebbero fornire esaurienti spiegazioni in merito.
Niente di più e niente di meno di quanto già si fa in altri Paesi definiti civili, dove nessuno si sogna di affibbiare a chi governa gli appellativi di Dracula o sanguisuga come è stato fatto da noi. Il sospetto è, perciò, che quanti si oppongono a questo progetto si considerino molto più amici degli evasori che dei cittadini onesti.
Il punto sta, dunque, nellintensificare i controlli, la cui carenza ha contribuito a creare un senso di impunità che ha dilatato enormemente la platea degli evasori. Basti solo pensare che nel 2005, ultimo anno dellera Berlusconi, è stato verificato in Italia, da parte della Guardia di Finanza, appena lo 0,74% dei contribuenti, in pratica appena 1 su ogni 135. E come dire zero.
Ciò perché quel governo aveva affidato pressoché interamente ai condoni la speranza di incassare qualcosa del maltolto, contribuendo con ciò a ridurre il senso di moralità fiscale che dovrebbe permeare ogni società.
Il nuovo governo ha immediatamente posto fine a questo andazzo, tantè che, in un breve volgere di tempo i controlli della Guardia di Finanza sono ripartiti alla grande consentendo di scoprire già nei primi sei mesi di questanno ben 3.887 evasori totali che avevano sottratto al fisco italiano qualcosa come 4 miliardi e 360 milioni di euro.
Qualcuno dovrebbe spiegarci ora perché sia disdicevole questa opera di giustizia sociale.
Controlli che, e la cosa non guasta, hanno consentito anche di scoprire, sempre nei primi sei mesi di questanno, ben 12.093 lavoratori irregolari, dei quali 8.991 in nero, con evidenti benefici non soltanto sul piano fiscale, ma anche su quello della sicurezza sul lavoro, trattandosi sovente di manodopera impiegata al di fuori di ogni regola.
La morale di tutto ciò è assai semplice: da un fisco più attento e rigoroso nulla ha da temere chi paga, anzi da questa maggiore attività egli può trarre solo vantaggi perché il maggiore gettito che ne deriverà può per davvero avvicinare il momento in cui si potranno ridurre le aliquote applicare sui redditi più bassi, in particolare portando al 20% quella attualmente al 23%.
Anzi, a questo riguardo auspichiamo che il governo e le parti sociali sottoscrivano subito una sorta di patto sulle tasse che leghi strettamente i due aspetti: maggiori entrate uguale minori prelievi per i cittadini meno abbienti, per chi lavora e con questo lavoro campa onestamente.
venerdì 25 agosto 2006
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