venerdì 21 luglio 2006

SALARI IN PICCHIATA

SALARI IN PICCHIATA: PERSI 1.647 EURO IN QUATTRO ANNI. 20 MILIONI DI ITALIANI RISCHIANO LA POVERTA’. CI VOGLIONO UNA NUOVA SCALA MOBILE E IL BLOCCO DEI PREZZI E DELLE TARIFFE


In 4 anni, quelli del governo Berlusconi che vanno dal 2002 al 2005, i lavoratori italiani hanno perso mediamente in busta paga qualcosa come 1.647 euro. Il calcolo esatto è stato fatto dall’Irres-Cgil rielaborando i dati dell’Istat, della Banca d’Italia e dell’Ocse e ha dato questo risultato: 1082 sono andati persi a causa della secca diminuzione del potere d’acquisti ed i restanti 565 sono da imputare alla mancata restituzione del drenaggio fiscale.


Come sempre ci siano distinti in peggio a livello europeo, anche se la posizione dell’Italia si è un tantino attenuata negli ultimi mesi per effetto del rinnovo di numerosi contratti di lavoro nazionali, avvenuto quasi sempre, però, con molti mesi di ritardo.

La causa maggiore di questo fenomeno va ricercata nella forte distanza che si è costantemente verificata fra inflazione programmata, quella fissata prioritariamente dal governo, e inflazione reale, ovvero quella che si è verificata nella realtà, e questa condizione di svantaggio ha fatto aumentare in maniera sensibile la soglia delle persone a “rischio” di impoverimento.

Ed anche le cifre a questo riguardo sono assai eloquenti e per di più fornite da una fonte non certo sospetta, trattandosi in questo caso della Banca d’Italia secondo la quale sarebbero ormai 16,5 milioni gli italiani che vivono con meno di mille euro al mese (6,5 milioni di lavoratori e circa 10 milioni di pensionati a 800 euro mensili). Ma, avverte l’Irres, perfino questo calcolo potrebbe rivelarsi troppo ottimistico, considerati i milioni di italiani che hanno un reddito inferiore alla soglia appena più alta di 1.350 euro netti mensili, tra i quali molti lavoratori dipendenti in maggioranza donne e giovani che percepiscono mediamente retribuzioni inferiori del 18,2% e del 24,5% rispetto al normale. E le cose andrebbero ancora peggio nel Meridione d’Italia.
Se nel novero delle persone a “rischio” di povertà aggiungiamo anche queste, allora il totale arriverebbe addirittura a 20 milioni.

Ma non per tutti la sorte è stata così maligna, perché per effetto delle manovre fiscali del centro destra si è ulteriormente allargata la forbice che separa i redditi bassi da quelli alti, tanto che a fronte della perdita cumulata (a prezzi costanti) dei redditi delle famiglie con capo famiglia operaio o impiegato., rispettivamente di 1.434 e 1425 euro, abbiamo una crescita dei redditi delle famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti di 9.053 euro..

Come uscire da questa situazione? Il sindacato non ha dubbi: occorre una maggiore e nuova concertazione per definire un patto fiscale che determini una più equa distribuzione della ricchezza, così come occorre una lotta più efficace all’evasione ed al lavoro nero. Oltre tutto la stagione della moderazione si è conclusa non avendo dato i frutti sperati, quindi Padoa Schioppa è avvertito: il lavoro dipendente ha già pagato e sarà bene che ora comincino a pagare altri.

In questo quadro acquistano perciò un significato ancora maggiore le rivendicazioni che Rifondazione Comunista sostiene con determinazione, quali il blocco immediato dei prezzi e delle tariffe ed il ripristino di un meccanismo automatico che restituisca periodicamente ai salari ed alle pensioni il potere d’acquisto che perdono per effetto dell’inflazione reale: una nuova scala mobile in sostituzione di quella che è stata cancellata nel 1992.

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