mercoledì 17 maggio 2006

21 MAGGIO LA FESTA DEI PICCOLI COMUNI ITALIANI

21 MAGGIO LA FESTA DEI PICCOLI COMUNI ITALIANI. VA SOSTENUTA LA LORO RINASCITA

L’avvicinarsi della data - domenica 21 maggio - della festa nazionale dei piccoli Comuni italiani, quelli, per intenderci, con popolazione inferiore ai 5mila abitanti, ci spinge ad una riflessione sul futuro che attende queste importanti realtà territoriali e sociali che specie in Umbria sono così numerose. Riflessione sul loro futuro, ma anche su quanto dobbiamo fare noi tutti affinché non vada disperso l’importante ruolo che queste hanno avuto per la conservazione delle nostre migliori tradizioni, dei tesori culturali e di arte che vi sono presenti, e perché no anche di quelli colturali che sono altrettanto importanti, al pari delle virtù più nobili dell’italico “saper fare” che stanno ugualmente alla base della nostra civiltà e della nostra qualità della vita.


Dobbiamo essere coscienti del fatto che questo immenso patrimonio, che il mondo ci invidia, ha subito i colpi di una globalizzazione senza regole che ha spinto le realtà italiane più minuscole ai margini dei “moderni” processi di sviluppo, dando vita a fenomeni di spopolamento e di abbandono che hanno segnato pesantemente territori un tempo fiorenti, fino a farci temere per la loro definitiva cancellazione.

Per nostra fortuna pare essersi affermata nella coscienza generale del Paese, prima che il danno divenisse irreparabile, la possibilità di avviare una fase di rinascita, assecondando un processo nato dal basso e ha già dato formidabili frutti, ma che abbiamo ora il dovere di consolidare. Lo possiamo fare mettendo a leva valori e risorse, prima fra le quali la coesione sociale che in tali luoghi è più sviluppata, aggiungendo ad essa una buona dose di fantasia ed un pizzico di innovazione che non guasta, così da recuperare identità tipiche dimenticate, nutrite spesso con produzioni artigianali di elevata valenza artistica e con cibi e colture di nicchia che, paradossalmente, proprio la loro ridotta dimensione ha aiutato a tramandare, preservandole dal processo di massificazione che nelle più cotiche concentrazioni urbane ha portato ad un generale appiattimento.

E’ quanto mai significativo, perciò, che fra i primi atti di cui il nuovo Parlamento si dovrà occupare, ed assieme ad esso anche il governo di centro sinistra che ha assunto il non facile compito di risollevare le sorti di un Paese fortemente debilitato da cinque anni di disastri causati alla sua economia ed alla sua finanza, figuri una proposta di legge organica per la tutela di queste piccole realtà territoriali (tali però solo dal punto di vista quantitativo), che è stata sottoscritta da numerosi esponenti appartenenti sia all’attuale maggioranza che all’opposizione.

Proposta che per mancanza di tempo non è stato possibile approvare nella passata legislatura, nella quale si indicano strade percorribili per avviare una fase di controesodo che può avere successo se saranno previste misure di incentivazione appropriate, soprattutto in favore di giovani coppie disposte a trasferirvisi. Oltre a ciò, lo Stato e l’insieme delle istituzioni pubbliche nazionali e locali dovranno assumere a loro diretto carico l’onere economico connesso alla conservazione in quei luoghi delle strutture di servizio minime, sia pubbliche che private, sulle quali ogni cittadino, ovunque risieda, deve poter contare e che al contrario, nel nome di una insana smania di razionalizzazione, nei decenni più recenti sono state “potate”: presidi sanitari di base, esercizi commerciali adeguati, la farmacia, l’ufficio postale, la caserma dei carabinieri, le scuole per lo meno primarie, e via elencando.

Servizi di base, unitamente a maggiori finanziamenti per la realizzazione delle infrastrutture di collegamento e dei servizi culturali mancanti, uniti a misure di defiscalizzazione e di sburocratizzazione che vi facilitino l’insediamento di strutture turistiche e di altre attività economiche ambientalmente compatibili, oggi facilitato dall’uso sempre più diffuso della moderne tecnologie della comunicazione e di Internet in particolare.

Questa proposta di legge, che come Partito della Rifondazione Comunista ci impegniamo a sostenere, ha un solo limite che auspichiamo possa essere comunque superato nel corso del suo esame: quello di riferirsi unicamente alle piccole entità locali che abbiano comunque la dimensione di Comune, quando - e l’Umbria in particolare ne costituisce il classico esempio - molte regioni del nostro Paese si caratterizzano per una diffusa presenza di centri minori, ugualmente pregevoli e degni di attenzione, che non possiedono però questa dimensione comunale.

Non vorremmo che, venendo a mancare una specifica tutela nei loro confronti, questi siano condannati a subire ancora i troppi torti che per altri luoghi ci prefissiamo giustamente di scongiurare. Ma un ruolo attivo in questo senso può essere giocato anche dal sistema regionale delle Autonomie locali e non mancheremo di avanzare nostre proposte pure in quella sede.

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