Contro le infiltrazioni delle organizzazioni criminali in Umbria le istituzioni facciano la loro parte. Il lavoro dell’assessorato alle opere pubbliche.
Allarmanti le notizie apparse sulla stampa locale sugli episodi di riciclaggio e frode fiscale che stanno interessando la nostra regione. Le indagini degli inquirenti infatti stanno squarciando un velo sulle attenzioni delle organizzazioni criminali nei confronti dell’Umbria, sempre meno isola felice sempre più crocevia di traffici che con la legalità hanno poco a che vedere.
Si conferma infatti che la malavita organizzata abbia scelto il nostro territorio per risciacquare i proventi delle attività criminali, attraverso una fitta rete di società più o meno fittizie, settori dell’universo bancario e dei professionisti. Il tutto con la regia occulta di personaggi legati alle realtà mafiose. Mafie sempre più minacciose nel settore degli appalti, gestione di patrimoni immobiliari, rifiuti, supermercati, una vera e propria holding del malaffare che le indagini stanno inesorabilmente portando a galla. È di tutta evidenza che a farne le spese non sono solo i singoli cittadini ma le imprese stesse stritolate da regole di mercato distorte come il criterio del massimo ribasso per l’affidamento dei lavori.
A tal fine l’assessorato alle opere pubbliche indirizza la propria attività nel definire i regolamenti attuativi della legge nazionale n. 3 del 21 gennaio 2010.
Con la nuova normativa l’amministrazione regionale, pur nei margini di manovra alquanto ristretti consentiti dalla normativa statale e dalle sentenze della Corte Costituzionale, ha cercato di intervenire sulle carenze croniche del settore, muovendosi lungo le direttive del potenziamento della qualità dei progetti e delle opere, della semplificazione procedurale, del supporto alle amministrazioni del territorio, del contenimento dei ribassi eccessivi, della lotta al lavoro nero tramite la verifica della regolarità contributiva e della congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nello specifico cantiere interessato dai lavori. La gravità del problema rappresentato dalle aggiudicazioni delle gare con il criterio del prezzo più basso è ben noto all’amministrazione regionale che lo ha affrontato già nella l.r. n. 3/2010, legge nella quale si individua il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa quale criterio da preferire nell’aggiudicazione, sia dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, che dei lavori. Ricordiamo anche che tale norma è una di quelle impugnate dal Governo.
Il lavoro di attuazione sta proseguendo con l’elaborazione di linee guida per il calcolo dei costi e degli oneri della sicurezza, nonché per la determinazione del costo presunto della manodopera da non assoggettare a ribasso d’asta, in attuazione di quanto previsto dall’art. 23 della l.r. n. 3/2010. Analogamente si sta lavorando per l’istituzione dell’Elenco regionale delle imprese da invitare alle procedure negoziate per l’affidamento di lavori pubblici di importo inferiore a cinquecentomila euro per semplificare l’attività delle pubbliche amministrazioni e intervenire a supporto del settore in questo momento di crisi cercando, negli ambiti consentiti dall’ordinamento, di valorizzare il sistema umbro delle imprese con l’introduzione di meccanismi premianti per i soggetti che operano in sicurezza e secondo trasparenza.
Occorre che accanto alle iniziative della magistratura le istituzioni facciano la loro parte per debellare il rischio che l’Umbria diventi una terra di conquista per affaristi e faccendieri. Occorre riflettere sulle dinamiche reali di poteri, ormai neanche troppo occulti, che mettono a repentaglio le conquiste sociali e civili che negli anni l’Umbria ha saputo mettere a leva per garantire una alta qualità della vita all’insegna della legalità.
L’Assessore regionale
Stefano Vinti



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