L’introduzione della cedolare secca è solo un regalo ai proprietari più ricchi, non serve a far calare i prezzi degli affitti, a combattere l’evasione, ad aumentare gli alloggi in locazione
Il provvedimento del governo varato ieri in attuazione della legge sul federalismo fiscale introduce la cedolare secca del 20% per il pagamento al fisco dei redditi derivanti dalla locazione di alloggi.
Il governo sottolinea i vantaggi di un’operazione che abbasserà la pressione fiscale sui cittadini, porterà risorse nelle casse dei Comuni, farà calare i canoni e quindi i costi per gli inquilini, combatterà l’evasione fiscale, visto l’inasprimento delle sanzioni per chi affitta in nero.
Ma si tratta ancora una volta di mera propaganda. Il sistema in vigore oggi prevede due canali: il canale libero, in cui il proprietario paga l’aliquota relativa alla sua fascia di reddito sull’85% dell’affitto percepito, e il canale concordato, che prevede un canone più basso, in cui il proprietario paga l’aliquota relativa alla sua fascia di reddito sul 59,5% dell’affitto percepito. Se la cedolare secca si applicasse solo al canale concordato ci sarebbero effettivi vantaggi, perché si diffonderebbe tale istituto, con vantaggi per i proprietari e per gli inquilini, visto che i canoni sono più bassi di quello del libero mercato. Ma così non è in realtà la cedolare secca si traduce in un vantaggio solo per i proprietari con redditi elevati che affittano a canone elevato. Il solito regalo ai più ricchi. Basta fare semplici proiezioni per vedere che il beneficio più consistente è per i proprietari che hanno le fasce di reddito più alte, con in più l’incredibile paradosso che chi affitta con il canale concordato – quindi con affitti più bassi - rischia addirittura di pagare più tasse.
In Umbria sono quasi 60 mila gli interessati al provvedimento, cioè coloro che possiedono una casa data in locazione, ma è ampia e difficilmente quantificabile l’area del mercato nero. A tale proposito non è facile individuare il meccanismo che secondo il ministro Calderoli si innescherebbe con la cedolare secca per far emergere dal mercato nero i proprietari evasori: per chi risparmia pochi spicci non sarà certo la sanzione di 2 mila euro a fare da deterrente, e non ci sarà neanche il contributo degli inquilini, che dal provvedimento della cedolare secca non traggono alcun beneficio, visto che l’affitto in nero è solitamente per loro premessa per un canone più basso. Gli unici a trarre vantaggio dall’emersione dal mercato nero sono i proprietari benestanti che affittano a canoni elevati.
In sostanza, una politica per la casa non si fa con provvedimenti che favoriscono i proprietari più ricchi, decretano la fine di fatto del canale a canone concordato e il dominio incontrastato del libero mercato speculativo. Se a questo si aggiunge il fatto che il governo non prevede alcuna misura di sostegno per gli inquilini, come potrebbe essere una detrazione dell’affitto pagato dal reddito imponibile indipendentemente dal tipo di contratto in essere, ma anzi azzera il fondo di sostegno per gli affitti e i trasferimenti per l’edilizia residenziale pubblica per il triennio a venire, si comprende come quella del governo Berlusconi sia una politica antisociale e lontana dagli interessi dei cittadini appartenenti ai ceti sociali più deboli.



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