martedì 17 agosto 2010

Cedolare secca/ Vinti: è un provvedimento vergogna

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PERUGIA - ''La cedolare secca, la tassa del 20 per cento sui redditi da affitto-casa del governo Berlusconi, e' una tassa ingiusta che premia i ricchi e scoraggia l'affitto a canone concordato''. Lo sostiene l'assessore regionale alle politiche abitative, Stefano Vinti, che sollecita ''le forze politiche e sociali progressiste a riprendere l'analisi del provvedimento e a rilanciare il confronto sul merito, in vista del suo passaggio in conferenza Stato-Regioni e dell'approvazione parlamentare''.
Citando Confedilizia, Vinti - in un comunicato della Regione - ricorda che ''un soggetto con un reddito di oltre 75 mila euro, tassato con un'aliquota Irpef al 43%, avrebbe pagato 3.655 euro di tasse per un affitto annuale di 10 mila euro. Con la cedolare ne paghera' invece solo 2.000. Inoltre un proprietario puo' affittare casa a canone libero, pagando una aliquota sull'85% dell'affitto, o a canone concordato, pagando l'aliquota sul 59% dell'affitto che percepisce. In questo caso la tassa elimina il vantaggio fiscale per chi affitta a canone concordato, sostanzialmente l'unico elemento residuo di regolazione del mercato, e gli affitti aumenteranno anche per le famiglie che ne usufruiscono.
La cedolare secca premia i redditi patrimoniali piu' alti, non i redditi da lavoro tassati nella fascia piu' bassa al 23% e quindi e' un intervento che contrasta con il principio di progressivita' dell'articolo 53 della Costituzione. Secondo le stime, l'applicazione del provvedimento comportera' tre o quattro miliardi di euro annui in meno per le casse dello Stato. Numeri pesanti, che possono valere nel biennio anche un terzo della manovra economica di Tremonti''.
''Un provvedimento-vergogna'', lo definisce Vinti, tanto piu' perche' ''assunto in tempo di crisi, con gli sfratti per morosita' che crescono drammaticamente, in un Paese che si distingue a livello europeo per l'assenza di politiche abitative pubbliche, mentre la manovra del Governo blocca i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego per redditi di 1.200 euro al mese, licenzia decine di migliaia di precari della pubblica amministrazione, taglia i trasferimenti a Regioni ed enti locali e per la sanita', azzera le risorse per l'edilizia residenziale pubblica, operando una vera e propria macelleria sociale e mettendo in discussione - conclude Vinti - quel che resta dello stato sociale''.

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