venerdì 9 luglio 2010

Occorre salvaguardare il patrimonio di competenze e professionalità dell’Ispel. Per questo bisogna che il governo costituisca una agenzia autonoma per la ricerca sulla salute e la sicurezza sul lavoro

La sicurezza sul lavoro subisce un duro colpo con la soppressione dell’Ispel, l’Istituto per la prevenzione e la Sicurezza sul lavoro che da oltre svolge un’attività di ricerca importante in una materia tanto delicata come è la sicurezza sul lavoro.

Il testo della manovra finanziaria licenziato dal Consiglio dei ministri e ora in discussione in parlamento prevede infatti che l’Ispel venga incorporato all’Inail e i circa cinquecento ricercatori e lavoratori precari non avranno garanzie di continuità per il loro futuro professionale.

Va sottolineato che l’Ispel autofinanziava il 60% della propria attività, grazie a 35 milioni di introiti provenienti dai servizi di omologazione e 20 milioni dalla propria attività di ricerca. E che grazie all’autonomia gestionale poteva accedere ai finanziamenti stanziati dall’Unione europea nell’ambito dei programmi quadro di ricerca e sviluppo tecnologico. Per tali motivi non si intende quale possa essere il vantaggio economico della soppressione, a fronte invece della perdita certa di competenze e professionalità di provata esperienza.

Per questo sostengo la richiesta che viene dai lavoratori e dai ricercatori dell’Ispel di istituire una Agenzia nazionale per la ricerca sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, un ente con una propria autonomia gestionale posto sotto la vigilanza e l’indirizzo dei ministeri della Salute e del Lavoro. L’incorporazione all’Inail sancirebbe una vera e propria anomalia del nostro Paese rispetto ad altri partner europei, come Francia e Germania, che hanno istituti affini al nostro Ispel e che fino ad oggi nelle commissioni di lavoro europee hanno sovente collaborato con i ricercatori italiani.

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