È necessaria una politica diversa sulla casa: moratoria degli sfratti e blocco degli aumenti degli affitti, più fondi per l’edilizia residenziale pubblica e riformulazione del Piano casa
I dati sugli sfratti per il 2009 segnalano una situazione di profondo disagio per gli affittuari e un insufficiente impegno per soddisfare le necessità del fabbisogno abitativo delle fasce sociali più deboli del Paese.
Nel 2009 sono stati oltre 61 mila i provvedimenti di sfratto emessi, con un aumento del 18% rispetto al 2008, mentre sono state 166 mila le richieste di esecuzione e 27 mila gli sfratti eseguiti. Se consideriamo che gli sfratti per morosità nel 2009 sono stati più di 51 mila (cioè l’85% circa del totale) e che la proroga delle esecuzioni varata dal governo riguarda solo la causa della finita locazione e non la morosità, ci rendiamo conto di quanto difficile sia la condizione di tanti inquilini nel nostro Paese.
Anche in Umbria i dati non sono confortanti: nel 2009 sono stati emessi 871 provvedimenti di sfratto, di cui 782 per morosità del conduttore. Rispetto all’anno precedente si registra un aumento del 8,88 per cento e le richieste di esecuzione sono state 936 di cui 398 eseguite.
Il governo deve attivarsi per realizzare subito una moratoria di tutti i provvedimenti di sfratto, per bloccare la vertiginosa corsa al rialzo degli affitti negli enti privatizzati e nelle fondazioni (Enasarco, Enapaia, Empam, ecc) e per investire decisamente nell’edilizia residenziale pubblica e in una vera politica della casa.
A questo proposito il governo deve riformulare il Piano Casa e accogliere i rilievi avanzati dalla Corte costituzionale, che con la sentenza 121 del 2010 ha precisato che il Piano casa varato dal governo non può prevedere intereventi, né tanto meno finanziamenti, non coerenti con la finalità sociale poiché questa è l’unica finalità su cui lo Stato può indicare i principi generali in materia di gestione del territorio.
L’edilizia residenziale pubblica e sociale, che nel Piano casa di Berlusconi era relegata ad un ruolo subalterno ai programmi integrati dei privati e nei programmi dei fondi immobiliari con finanziamenti e agevolazioni pubbliche, deve invece tornare ad essere centrale. Ma il governo deve mettere a disposizione di Regioni ed enti locali i fondi necessari ad una vera politica della casa. In questa direzione, anche il passaggio di immobili e edifici dello Stato agli enti locali con il federalismo demaniale può essere una risorsa, se caserme e immobili del demanio, invece di essere venduti per esigenze di fare cassa, possono essere destinati a progetti di residenzialità pubblica e sociale.
Occorrono, infine, nuove e maggiori risorse pubbliche per tentare di rispondere, in particolare in questa fase di profonda crisi economica, alla sofferenza grave del settore delle costruzioni.
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