8 marzo: Una giornata di lotta per i diritti della donna e per il lavoro
Quest’anno compie un secolo la decisione di istituire una giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne, che venne presa nella conferenza internazionale delle donne socialiste tenuta a Copenhagen nell’agosto del 1910.
Soltanto nel 1921, però, la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia».
Ma le origini della celebrazione della giornata di lotta per i diritti delle donne risalgono a molti anni prima, in concomitanza con la grande mobilitazione delle operaie tessili di New York, protagoniste di un lunghissimo sciopero dal novembre 1908 al febbraio 1909. E proprio all’8 marzo 1908 si richiama la manifestazione: in quella data a New York le operaie dell'industria tessile Cotton, che stavano scioperando per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare, vennero chiuse dal proprietario dentro lo stabilimento in cui stavano lottando, e a questo fu appiccato il fuoco. Nell’incendio morirono 129 operaie, una vera strage.
La giornata di lotta per i diritti delle donne è, dunque, strettamente legata al lavoro, oltre che alle rivendicazioni politiche, come la grande parola d’ordine del suffragio universale e dell’estensione del diritto di voto alle donne. Successivamente, ha assunto la connotazione di una giornata di lotta per l’emancipazione femminile, per la rivendicazione della parità dei diritti e delle opportunità nel lavoro, nella società, nella famiglia, oltre che contro la violenza sulle donne.
Oggi è più che mai necessario che l’otto marzo torni ad essere un’occasione di mobilitazione, lotta e rivendicazione sociale, soprattutto sul versante dei diritti del lavoro: perché le donne sono ancora in cima alle statistiche per quanto riguarda la disoccupazione e l’inoccupazione, perché sono il soggetto più esposto alla precarietà, perché ancora troppe donne sono penalizzate dal punto di vista retributivo rispetto ad un pari categoria maschio. E perché le donne saranno ancora le più penalizzate dalle modifiche che il governo delle destre sta apportando alla legislazione in materia di contrattazione sul mercato del lavoro, con il vergognoso tentativo di cancellare l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e l’introduzione della libertà di licenziamento.
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