mercoledì 8 marzo 2006

BERLUSCONI E LE SUE INVENZIONI

BERLUSCONI E LE SUE INVENZIONI SULL’INCREMENTO DEI POSTI DI LAVORO: LE STATISTICHE UFFICIALI CI DANNO UN SALDO NEGATIVO DI OLTRE 150 MILA UNITA’

Uno dei principali cavalli di battaglia su cui insiste Berlusconi è quello degli occupati che -sostiene impavido- durante il suo governo sarebbero lievitati di ben 1.560.000 unità. Una cifra strabiliante se fosse vera come non lo è e come ci dimostrano perfino i dati dell’Istat che sono i seguenti e che tutti possono verificare: nel terzo trimestre del 2001, quando il governo di centro-destra iniziò ad operare, secondo l’Istituto ufficiale di statistica gli occupati in Italia ammontavano a 21,8 milioni, mentre in base alla rilevazione relativa al terzo trimestre del 2005 sono risultati 22 milioni e 542 mila. Prendendo per buone queste rilevazioni avremmo dunque un saldo attivo di circa 742 mila unità che, sia pure meno della metà rispetto a quello vantato dal nostro premier, costituirebbe comunque un buon risultato, solo non ci corresse l’obbligo di fare alcune precisazioni al riguardo.

La prima di queste è che il dato ultimo sull’occupazione fornitoci dall’Istat, quello relativo, appunto, al terzo trimestre 2005, ingloba anche i cittadini stranieri che prima sfuggivano del tutto a questo tipo di rilevazione. E ci spieghiamo meglio.

Per effetto della regolarizzazione degli immigrati, che ha prodotto effetti statistici ad iniziare dalla fine del 2002, quasi un milione di cittadini stranieri sono stati inseriti negli elenchi comunali, quindi si è incrementata della stessa cifra la popolazione residente nel nostro Paese che dai 57,3 milioni di inizio 2003 è passata ai 58,6 milioni del giugno 2005. Una massa di nuovi cittadini che sono entrati a far parte anche loro dell’universo statistico sul quale l’Istat basa le sue rilevazioni campionarie avendo così potuto per la prima volta rilevare anche le centinaia di migliaia di stranieri che un lavoro già ce l’avevano, anche se tutto ciò in precedenza non figurava.

Del resto l’Istat aveva anche avvertito, a più riprese, di questo fenomeno, invitando tutti a prendere con la massima cautela i i nuovi dati, trattandosi non certo di posti di lavoro in più creatisi per effetto dalle politiche governative, ma di lavoro preesistente. Ciò vuol dire che si trattava di un incremento occupazionale del tutto fittizio, da mettere in strettissima connessione con l’incremento di popolazione residente che si andava incrementando nel nostro Paese man mano che procedeva il processo di regolamentazione degli immigrati, ma a Berlusconi e soci ha fatto elettoralmente comodo ignorare questi avvertimenti.

Eppure la stessa Banca d’Italia era stata quanto mai categorica al riguardo allorché certificava che tra il primo semestre 2003 e il primo semestre 2005 “l’incremento della popolazione spiega da solo quasi l’80% della crescita complessiva del numero degli occupati” (Bollettino economico n. 45 del novembre 2005, a pagina 51).
Se stiamo a quanto sostiene la Banca d’Italia, abbiamo dunque che dal 2001 al 2005 l’incremento occupazionale sarebbe stato tutt’al più di 150 mila unità che, diviso per il quinquennio, farebbero mediamente 30 mila unità all’anno.

Ma anche questa cifra viene contestata da chi ha notato un fatto assai singolare perché, se è innegabile che dal 2003 sono stati regolarizzati 650 mila immigrati che già lavoravano (altrimenti non sarebbero stati messi in regola), andando a sommare questa cifra agli occupati rilevati dall’Istat alla fine del 2002, raggiungiamo un totale di 22,7 milioni, il che fa oltre 150 mila unità in più rispetto ai 22 milioni e 542 mila rilevati dallo stesso Istituto nel terzo trimestre del 2005. La conseguenza di tutto ciò è che in effetti durante i cinque anni del governo Berlusconi il nostro Paese, invece che guadagnarli, ha perso almeno un quantitativo pari di posti di lavoro.

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